PARIS COUTURE WEEK 2021: si comincia alla grande con Schiaparelli e Alaïa

La couture week parigina parte a bomba con il debutto dello stilista belga Pieter Mulier alla direzione della maison Alaïa.

A giudicare dai video e dai commenti entusiasti di addetti ai lavori e non sui social, questa prima collezione (primavera 2022) è stata un’ottima ripartenza per il brand, (assente dalle passerelle da ben 4 anni, dopo la morte dell’omonimo fondatore nel 2017) e un sorprendente debutto per il braccio destro di Raf Simons (Jil Sander, Dior, Calvin Klein).
Qualche anno fa abbiamo avuto il piacere di visitare la mostra dedicata ad Azzedine Alaïa a Milano: vedere le sue creazioni da vicino ci ha fatto innamorare ulteriormente dello stilista tunisino. La sua estetica si fonda su un grande rispetto per il corpo femminile, che viene esaltato ed esposto grazie ad un utilizzo magistrale dei tessuti. Sensuale, ma mai volgare.


Pieter Mulier ha saputo prendere in mano questa eredità e portarla nel 2021 con grande naturalezza, ma soprattutto rispetto. “Un distillato dell’eredità di Azzidine Alaïa”: nella collezione ritroviamo una ri-edizione dei codici della maison, partendo dagli iconici cappucci del 1984, proposti su abiti, top in cotone nero, denim e camice dal sapore angelico; ci sono gli abiti in maglia senza cucitore, aderentissimi al corpo e le cinture importanti quanto dei corsetti. Bellissimo il lavoro sulla pelle, modellata in maniera incredibile.


Apprezziamo moltissimo che sia il designer, che la proprietà ovvero il gruppo Richemont, non abbiano snaturato le mani esperte dell’atelier Alaïa ed il prezioso archivio per proporre t-shirt, pantaloni in nylon o felpe, cosa che invece vediamo fin troppo spesso.
Il vibe generale è comunque giovane, sexy ma l’editing di ciascun look mostra anche tanta raffinatezza, elemento di cui il lusso non dovrebbe mai mancare. Pieter Mulier ha già annunciato che la casa di moda proporrà solo due collezioni l’anno, in un mix controcorrente rinominato inverno-primavera ed estate-autunno. Interessante.

Immense soddisfazioni anche da Daniel Roseberry, che sta facendo faville alla guida di Schiaparelli.
Curare il revival dei capolavori di un atelier, la cui fondatrice era BFF con Salvador Dalì non è propriamente facile, men che meno renderlo attuale e spettacolare.
Per questa collezione il designer texano ha riscoperto dall’archivio di Elsa Schiaparelli, ricami preziosi e giacche dal taglio spagnoleggiante: ecco quindi nascere la sua “Matador Couture”, surreale, preziosa, bizzarra ed unica.

Molti di questi capi sono frutto di un attendo upcycling: vecchi jeans Levis e giacche di pelle hanno partecipato alla costruzione di quelle che potremmo definire delle piccole opere d’arte.

I cristalli di questa giacca sono pezzi originali degli anni 30’, quindi va da sé che questo sia un pezzo davvero unico.

L’enfasi sui ricami, bilancia il peso e la presenza dei vistosi gioielli, che restano comunque un aspetto cruciale dell’estetica di Schiaparelli.

Bellissimo anche il tributo più classico all’arte dell’haute couture con dei capi letteralmente pronti per il red carpet: se non li vediamo a CANNES, FACCIAMO UN CASINO!

La clientela di Schiaparelli è una nicchia privilegiata, che ama l’arte ma soprattutto adora apparire e farsi notare: questi capi non sono per tutti, ma non hanno nemmeno la pretesa di esserlo; la creatività, l’umorismo e la genialità del design invece la può apprezzare chiunque voglia fermarsi ad osservare.

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Stella

Editor-in-Chief

Credo tutto sia iniziato con la mia passione per la scrittura e la curiosità verso il mondo della moda. SUGAREAL è il risultato dell’incontro di queste due passioni (nonché una sorta di figlio per me). Quando non parlo di moda o delle (dis)avventure dell’essere mamma, mi perdo nella musica e nelle serie tv.

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