Ho guardato EMILY IN PARIS: davvero ci meritiamo una seconda stagione?

Non so bene da dove iniziare …e forse già questo è un indizio di ciò che Emily in Paris ha lasciato dentro di me dopo un’avventura lunga 10 episodi.

Se questa situazione fosse un meme, io sarei Miranda Priestly che osserva con una lunga ed eloquente occhiata il look di Andrea Sachs al suo primo giorno di lavoro. Non ci siamo, Emily.

Emily in Paris è un serie originale Netflix, che serve a contro-bilanciare i prodotti di qualità prodotti dalla medesima piattaforma ideata dallo sceneggiatore Darren Starr, responsabile di cult come Beverly Hills 90210 e Sex & The City, e co-prodotta dall’attrice Lily Collins, che veste anche i panni della protagonista, Emily Cooper. La serie è schizzata velocemente in cima alle classifiche di Netflix, grazie all’hype generato prima del lancio, lo scorso 2 Ottobre, come una romantica commedia farcita di fashion in una delle capitali europee più affascinati.


Purtroppo il prodotto finale si è contraddistinto principalmente per superficialità e trash…quindi è rimasto nelle top 10 di Netflix come destinazione preferenziale per l’hate-watching, ergo lo si guarda per prenderlo in giro.

Risultato: mo’ ci becchiamo la seconda stagione, perché la piattaforma ha da poco confermato il rinnovo della serie.

Prima di addentrarci in questa review #NoSugar, ci tengo a sottolineare un’importantissima premessa: questa è la review spassionata di una persona, ergo me medesima, che non si sente in nessun modo al centro dell’universo. Quindi prendete questo articolo per quello che è: un’opinione. Personale.
Se avete amato questa serie, more power to you. Se avete odiato questa serie, è legittimo. Se come me vi trovate in zona neutra, benvenuti.

EMILY IN PARIS: LA TRAMA…IN PAROLE SPICCE

Emily Cooper è una giovane social media manager americana che lavora per una grande agenzia pubblicitaria di Chicago. Nei primi 4 minuti del primo episodio ci viene sbattuto in faccia l’espediente narrativo che porterà la nostra protagonista a Parigi. L’azienda di Chicago ha infatti appena portato a termine l’acquisizione di una storica agenzia di marketing francese, Savoir, specializzata in beni di lusso, (per differenziare ed espandere il proprio portfolio di attività) e la responsabile di Emily, Madeline è in procinto di trasferirsi a Parigi per supervisionare il lavoro dei partner francesi, felice di poter mettere alla prova il proprio master in francese. Sempre in questi 4 minuti, Madeline scopre di essere incinta e rinuncia al trasferimento a Parigi.

Ebbene, chi potrà mai prendere il suo posto? Chi può sostituire l’esperienza di Madeline in questa delicata faccenda?
Emily.
Emily che non sa il francese. Emily che fino all’altro giorno curava le strategie di marketing per aziende farmaceutiche.

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Dopo 6 minuti di episodio ho iniziato a stappare la prima bottiglia di vino. E non per festeggiare.

Con un rapido montaggio, Emily arriva a Parigi carica di energia e ottimismo. Scaricato lo sfacciato l’agente immobiliare, che le dà il benvenuto nel suo appartamento parigino, Emily è pronta per andare in ufficio per presentarsi ai partner francesi.
COSI’.

Questo ensemble da solo urla “odiatemi, ora” e i colleghi francesi non si lasciano sfuggire il messaggio subliminale, soprattutto dopo aver appurato che Emily, oltre a non sapere la lingua è intenzionata a stravolgere l’antiquato lavoro dell’agenzia, forte del fatto che, quoto “noi americani abbiamo inventato i social network…quindi siamo più bravi di voi”.

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Forse “Emily al centro dell’universo” sarebbe stato un titolo più calzante.
A questa umile premessa, che da sola porterebbe lo show nella categoria “boiate”, lo sceneggiatore ha pensato bene di abbinare un (bel) po’ di romance e comedy da soap opera per vivacizzare la narrazione, che ad una attenta analisi si scopre consistere solo in valanghe di stereotipi sui francesi (pigri, amanti del vino, maleducati, infedeli e sempre pronti a flirtare…). Emily viene presentata come un raggio di sole capace di cambiare la vita di ogni personaggio incontri: in sua presenza, per magia, tutti francesi parlano sempre (e volentieri) un inglese perfetto. Siamo sicuri non sia una fiaba Disney?

Dopo 10 episodi…COSA NON MI HA CONVINTO?

Stella

Editor-in-Chief

Credo tutto sia iniziato con la mia passione per la scrittura e la curiosità verso il mondo della moda. SUGAREAL è il risultato dell’incontro di queste due passioni (nonché una sorta di figlio per me). Quando non parlo di moda o delle (dis)avventure dell’essere mamma, mi perdo nella musica e nelle serie tv.

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